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“Mi è stato imposto di tacere”, scriveva nel suo memoriale l’ex responsabile del cova di Viggiano

E’ arrivato sulle scrivanie dei pubblici ministeri della Procura della Repubblica di Potenza, Laura Triassi e Francesco Basentini, il memoriale scritto da Gianluca Griffa, l’ingegnere ex responsabile del centro olio Eni di Viggiano, il cui cadavere fu ritrovato nei boschi del cuneese nel 2013. Un decesso bollato come suicidio dalla procura piemontese e che ora, con la scoperta degli scritti autografi da parte degli investigatori, necessita di ulteriori approfondimenti. Nel memoriale sulla sua breve esperienza alla dirigenza del Cova, come riportato dalla stampa locale lucana, l’ingegnere avrebbe annotato la presenza di   piccole perdite in due dei quattro serbatoi di greggio, probabilmente le stesse  scoperte dai magistrati potentini solo qualche mese fa ( e che portarono alla chiusura forzata del centro per circa quattro mesi). Non solo. Griffa esprime anche le sue preoccupazioni circa le modalità di gestione del trattamento del petrolio. Negli scritti l’ingegnere riferì i suoi timori circa la probabilità che potesse “accadergli qualcosa” e che venne spesso invitato dai suoi superiori a tacere su quanto scoperto.

La replica di Eni

“Nel centro oli sono sempre stati effettuati i necessari controlli e le verifiche ispettive già prima del 2012 “ ha spiegato la compagnia petrolifera all’Ansa. “Tutti gli interventi, non solo quelli sui serbatoi, sono stati gestiti sulla base delle evidenze tecniche e operative emerse nel corso degli anni. La documentazione degli interventi è stata da tempo presentata a tutti gli organi interessati, con i quali Eni collabora come sempre in maniera piena. Eni ha sempre condotto le proprie attività alla luce del sole, operando con totale trasparenza, e condividendo tutte le informazioni sulle attività, regolarmente autorizzate, in Val d’Agri”.

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