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Sequestrato il termodistruttore ex Fenice di San Nicola di Melfi

Disposto dal gip di Potenza, al termine di indagini della locale Procura  delegate al Noe di Potenza,   il sequestro preventivo degli impianti di messa in sicurezza e bonifico dello stabilimento industriale “Rendina Ambiente” di San Nicola di Melfi (Potenza) per il reato di inquinamento ambientale.  Disposto anche il divieto di dimora in Basilicata nei confronti di Luca Alifano, amministratore delegato di “Rendina Ambiente srl”. All’origine del sequestro la  mancata bonifica del sito inquinato ha provocato che  “la diffusione di inquinanti all’esterno” con la “compromissione delle acque potabili con grave pericolo per la salute pubblica”. In particolare secondo gli inquirenti, la “condotta omissiva” della mancata bonifica “ha determinato il protrarsi della compromissione del bene ambientale gia’ accertata nel 2009 e un ulteriore aggravamento della stessa, come risultato – e’ spiegato in una nota della Procura di Potenza – dalle analisi acquisite”. Le indagini, in particolare, riguardano il termodistruttore per rifiuti speciali, pericolosi e non, ex Fenice e attualmente gestito dalla “Rendina Ambiente”: si tratta “di un impianto di smaltimento tramite incenerimento ‘ex Fenice’ interessato da una diffusa e storica contaminazione delle falde acquifere sotterranee da inquinanti quali nichel, mercurio, fluoruri, nitriti, tricloroetano, tricloroetilene, tetracloroetilene, bromodiclorometano e dibromoclorometano, pericolosi e cancerogeni”.

Per il ministro Costa, Basilicata non merita ulteriore affronto

Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, in una nota, ha espresso “viva soddisfazione per l’esito delle indagini svolte dai Carabinieri del Noe che ha indotto la Procura di Potenza a disporre il sequestro preventivo, per il reato di inquinamento ambientale, degli impianti di messa in sicurezza e bonifica dello stabilimento ‘Rendina Ambiente’ di San Nicola di Melfi, in provincia di Potenza, dove e’ ubicato un termodistruttore per rifiuti speciali. Presso il sito e’ stata gia’ accertata una contaminazione delle acque sotterranee dal 2009”. Secondo Costa, “il territorio lucano non merita questo ulteriore affronto, pertanto e’ doveroso il mio personale ringraziamento agli inquirenti del Noe, che sono riusciti a fermare una ulteriore compromissione delle acque potabili, con grave pericolo per la salute pubblica”.

Per la società Rendina Ambiente , ‘acque non compromesse’

“Bisogna innanzitutto escludere nella maniera piu’ assoluta una supposta compromissione delle acque potabili”: lo scrive la societa’ Rendina Ambiente in una nota sul sequestro degli impianti di Melfi disposto dal gip di Potenza su richiesta della Procura della Repubblica del capoluogo lucano. Rendina Ambiente “attende fiduciosa l’avanzamento delle indagini che ritiene dimostreranno la piena regolarita’ del suo operato” che “e’ sempre stato collaborativo. E’ bene sottolineare che tutte le procedure previste per la messa in atto della bonifica sono state seguite nel pieno rispetto della normativa italiana. Fin dal 2009, quando l’Azienda ha sporto autodenuncia per l’avvenuto inquinamento della falde, si e’ messo in atto un piano di messa in sicurezza in emergenza della stessa e avviato un costante monitoraggio degli inquinanti. Successivamente si e’ insediata la Conferenza dei Servizi – a cui partecipano Regione, Provincia, Comune, Arpab e altri soggetti deputati a controlli e verifiche – che ha dettato le regole e i tempi delle varie fasi previste per la bonifica”.Rendina Ambiente “ha sempre rispettato le indicazioni e le prescrizioni emerse dalla Conferenza dei servizi e ad oggi sono gia’ stati realizzati: un sistema di barriera idraulica per garantire il contenimento ed evitare la dispersione delle acque potenzialmente inquinate; il piano di caratterizzazione per individuare la localizzazione puntuale degli inquinanti e la loro concentrazione e l’analisi di rischio; i test in laboratorio per verificare l’efficacia dei metodi di bonifica proposti. Attualmente sono in atto i test pilota di bonifica sul campo per verificarne i risultati effettivi, il cui completamento e’ previsto per il prossimo ottobre. Dopo la consegna di questi risultati alla Conferenza dei Servizi e la loro approvazione potra’ cominciare la fase di bonifica vera e propria”. “Da parte nostra – spiega il residente di Rendina Ambiente, Marco Steardo – non c’e’ mai stato un comportamento omissivo: abbiamo sempre messo in atto tutti gli interventi richiesti dalla Conferenza dei Servizi e lo abbiamo fatto a regola d’arte e nei tempi stabiliti. Spesso durante i lavori della Conferenza abbiamo notato un rallentamento delle decisioni necessarie per il proseguimento del piano di bonifica. Per rimarcare questi ritardi abbiamo anche presentato un’articolata nota alla Procura, per far verificare perche’ un processo di bonifica, cosi’ importante per il nostro territorio, si rallentasse oltre misura. Spero che questo episodio – conclude Steardo – si concluda quanto prima perche’ il sequestro rischia di rallentare ulteriormente la bonifica, mentre la nostra volonta’, piu’ volte
sottolineata, e’ quella di concluderla in termini piu’ brevi possibili”

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