Cronaca

Un lucano ai vertici della cardiochirurgia del “San Raffaele” di Milano

Il professor Michele De Bonis, assieme al professor Castiglioni, raccoglie l’eredità del professor Alfieri

Che per lui si prospettasse un grande futuro, lo avevano già intuito in molti. L’intelligenza vivace di Michele De Bonis ancora ragazzino è una cosa che ancora ricordano gli amici, insegnanti e compaesani della piccola Pietragalla, paese del potentino che gli ha dato i natali. Quel ragazzino oggi è diventato un cardiochirurgo di fama mondiale, cresciuto professionalmente ed eticamente nel reparto di cardiochirurgia dell’ospedale “San Raffaele” di Milano, diretto dal 1996 dal professor Ottavio Alfieri. Il reparto, grazie ad Alfieri oggi è un centro di riferimento nazionale e internazionale per la chirurgia riparativa della valvola mitrale, per la chirurgia della fibrillazione atriale e dello scompenso cardiaco e per la chirurgia coronarica a cuore battente. Innovativa anche nell’organizzazione, l’unità di cardiochirurgia è stata concepita secondo il concetto dell’“heart team”, con specialisti diversi (cardiologo, aritmologo, chirurgo vascolare, cardiochirurgo)che concorrono assieme alla risoluzione della patologia. Con la scelta di Castiglioni, nuovo primario dell’unità operativa di cardiochirurgia, e di De Bonis, a cui è stata affidata la dirigenza primariale dell’unità di cardiochirurgia delle terapie avanzate e di ricerca, il professor Alfieri lascia la “sua creatura” in buone mani. Un’occhiata al curriculum di De Bonis e ben si capisce perché gli sia toccata parte di quell’eredità. Una lista interminabile di specializzazioni, pubblicazioni, titoli e quant’altro ma, su tutti, una grande umiltà ed una speciale e duplice vocazione verso i pazienti e verso la ricerca. A questi il pensiero torna costante nel corso dell’intervista che ci ha rilasciato dopo la nomina a capo del reparto dell’ospedale milanese.

Professor Michele De Bonis lei è primario di cardiochirurgia delle terapie avanzate e di ricerca all’interno del reparto di cardiochirurgia diretto dal professor Castiglioni, è anche professore associato di chirurgia cardiaca dell’Università “San Raffaele”, nonché direttore della Scuola di specializzazione di cardiochirurgia. Assieme al professor Castiglioni raccoglie l’eredità del professor Ottavio Alfieri. Dopo la nomina a chi è andato il suo primo pensiero?

“Mi permetta anzitutto di esprimere profonda gratitudine verso il professor Alfieri perché è a lui che dobbiamo tutto ciò che abbiamo imparato, sia io che il professor Castiglioni, assieme a tutti quelli che hanno l’onore ed il privilegio di lavorare in questa istituzione. Sarebbe difficile riassumere in poco tempo tutto quello che in quasi 20 anni di attività professionale è riuscito a trasmetterci. Quindi il fatto che abbia, assieme alla presidenza ed all’amministrazione, perseguito l’obiettivo di lasciare la sua eredità così importante e così grande a me e a Castiglioni ci riempie di gioia e gratitudine. Ovviamente siamo molto felici che il professor  Alfieri abbia deciso di continuare a dare il suo contributo prezioso all’unità. Detto ciò il primo pensiero è andato ai pazienti: avere un simile incarico significa assumersi grande responsabilità verso numerose persone che sino ad ora si erano affidate a noi con fiducia. Presso il reparto eseguiamo circa 6 interventi al giorno, ovvero 1500 l’anno, su pazienti che per il 60 per cento arrivano da fuori regione e abbiamo la responsabilità di rispondere alle loro attese, come ha sempre fatto Alfieri. Sarà quindi importante fare squadra secondo il moderno concetto di “heart team”. In ultimo, poiché sono una persona di fede, mi sono affidato al Signore per cercare di fare del mio meglio per i pazienti che mi vengono affidati”.

Tornerebbe mai a lavorare nella sua terra?

“Amo profondamente la mia regione che ha aspetti e valori, colori e sapori che prima davo per scontato e che invece, vivendo lontano, si riscoprono, per cui ogni volta che ritorno provo una profonda gioia.

Quando si è stati così fortunati da avere possibilità professionali in un centro così avanzato com’ è successo a me all’ospedale ‘San Raffaele’ di Milano e quando si sviluppano contatti internazionali di altissimo livello, diventa problematico pensare ad alternative perché si è molto gratificati da quello che si sta facendo”.

Quali sono i suoi propositi per il futuro?

“Mi auguro di realizzare con tutto il team soluzioni innovative in ambito terapeutico, di promuovere il concetto della cooperazione con le altre unità dell’area cardio-toraco-vascolare del nostro istituto, formare e promuovere i giovani colleghi che ci circondano e sviluppare assieme a loro ancora di più la ricerca che è il cuore di tutto e parte integrante del nostro lavoro”.

credits foto Michele De Bonis: Marco Montagna.

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