Maltrattamenti pluriaggravati a numerosi anziani e abbandono di persone incapaci sono le accuse a carico della coordinatrice e di una operatrice socio sanitaria della “Casa di Riposo M.L. Cosentino” di Lagonegro, arrestate e poste ai domiciliari. Ad una terza operatrice indagata, per cui era stata avanzata richiesta cautelare, sono state applicate la misura del divieto di dimora in un raggio di 100 metri dalla casa di riposo e l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per tre volte a settimana. Le indagini, coordinate dalla locale Procura e condotte dai Carabinieri della Compagnia del posto, diretti dal capitano Salvatore Basilicata, sono nate a seguito di denunce di maltrattamenti ai danni degli anziano ospiti. In particolare secondo quanto reso noto, in un comunicato, dal Procuratore della Repubblica di Lagonegro, Gianfranco Donadio, gli elementi di prova raccolti hanno consentito di accertare che le tre dipendenti della struttura ponevano in essere, “con serialità, condotte gravemente vessatorie sotto il profilo fisico e morale, nei confronti degli anziani ospiti loro affidati per ragioni di cura e assistenza, molti dei quali non autosufficienti, adottando abitualmente comportamenti ingiustificatamente brutali nell’atto di somministrare gli alimenti, di praticare le quotidiane pulizie e durante le ordinarie attività”. E’ stato accertato che i pazienti, in particolare quelli non autosufficienti, “venivano percossi, intimiditi, umiliati, con aggressioni fisiche e verbali, con frasi e comportamenti ingiuriosi e denigratori, del tutto incompatibili con la loro condizione di minorata difesa”. La stessa coordinatrice della casa di riposo, tenuta a vigilare sull’andamento della struttura e a garantire il corretto comportamento delle operatrici addette agli anziani, “consentiva e comunque non impediva il verificarsi e il protrarsi delle condotte di maltrattamenti delle operatrici socio sanitarie, di cui era pienamente consapevole perché spesso si verificavano alla sua presenza e, a sua volta, vessava gli anziani con comportamenti violenti, ingiuriosi, denigratori e intimidatori, urlando, strattonandoli, rivolgendosi loro con epiteti ingiuriosi e ponendo in essere atti di violenza fisica perfino nei confronti dei pazienti maggiormente bisognosi di assistenza, in quanto affetti da patologia fisica o psichiatrica”. La stessa “consentiva infine che terapie farmacologiche venissero somministrate dalle operatrici socio sanitarie e addirittura dalle inservienti, anche con errori di somministrazione di farmaci”. Come rilevato nell’ordinanza impositiva della misura emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lagonegro “i fatti sono allarmanti e gravi, gli atti di violenza o vessazione, originati da un incomprensibile atteggiamento di astio e disprezzo verso taluni pazienti in particolare, si sono manifestati in modo chiaro nel corso delle intercettazioni, che hanno permesso di rilevare, in un periodo complessivo di 60 giorni, circa 30 episodi di rilievo penale posti in essere ora da una operatrice, ora da un’altra, ai danni di svariate degenti…“.
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