E’ il venticinquenne brindisino Silvio Guadalupi il presunto capo della banda armata che il 29 agosto scorso, ha messo a segno una rapina all’interno della gioielleria “Follie d’Oro” del centro commerciale Mongolfiera a Borgo Venusio a Matera . Guadalupi è stato arrestato all’alba a Brindisi dai Carabinieri del Comando Provinciale di Matera, che hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Matera, Rosa Nettis, su richiesta della locale Procura. La rapina del 29 agosto scorso scosse l’opinione pubblica per le modalità con cui venne portata a termine: tutti i rapinatori, infatti, indossavano tute bianche, passamontagna e guanti, e mentre uno minacciava, con un’arma lunga automatica, la commessa ed alcuni clienti facendoli sdraiare a terra, gli altri forzavano i cassetti di esposizione. Durante la fuga, a poca distanza dal centro commerciale, i rapinatori diedero fuoco all’autovettura utilizzata, risultata rubata qualche settimana prima in provincia di Lecce. I particolari dell’operazione sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa convocata nel Comando Provinciale Carabinieri di Matera, alla presenza del Procuratore Capo, Pietro Argentino: tre persone giunte a bordo di una Fiat Grande Punto condotta da un complice, fecero irruzione all’interno della gioielleria e dopo aver minacciato i due commessi portarono via circa 300 pezzi di oro per un peso complessivo di 1092 grammi. I militari dell’Arma, attraverso la preliminare analisi del traffico veicolare e l’acquisizione del traffico telefonico, hanno comprovato la presenza nella zona del centro commerciale di Matera del brindisino Guadalupi, sia nel giorno della rapina che la domenica precedente, quando aveva raggiunto la città di Matera per un sopralluogo del negozio scelto per la rapina. Le successive intercettazioni ambientali grazie alla presenza di telecamere a circuito chiuso del centro commerciali e le intercettazioni telefoniche, sia quelle del suo telefono utilizzato fino al 5 settembre scorso, sia quelle di telefoni con schede intestate a suoi familiari di cui si è servito successivamente, hanno consentito di raccogliere numerosi indizi a carico del giovane brindisino. Nel dialogare con amici, Guadalupi avrebbe riferito di circostanze della rapina che soltanto chi aveva partecipato all’assalto poteva conoscere, come il gas nebbiogeno azionatosi a seguito della forzatura dei cassetti e l’ubicazione della gioielleria all’interno del centro commerciale, oltre a esaltare la propria capacità delinquenziale, in grado di fargli commettere reati ben più gravi.
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